Itinerari Mariani – rappresentazioni artistiche fino al XV e XVI secolo

Il Rinascimento in Sicilia ed in particolare in Palermo ha avuto in Maria Madre di Dio una  primaria fonte di ispirazione e committenza, moltissime sono le opere d'arte, soprattutto di scultura, che la ritraggono nei diversi titoli con cui era fin da quel tempo venerata ed invocata. Molte di queste divennero da subito delle vere e proprie icone di riferimento per il culto e la devozione mariana. Basti pensare alle tante Madonne della Scala e a quelle con il Bambino, ispirate alla Madonna di Trapani, sparse per chiese e conventi. L'umanesimo rinascimentale si afferma ai suo inizi in Sicilia come compromesso tra la cultura classica d'ispirazione per gli artisti che operavano a Firenze, Roma e Napoli, gli influssi tardo medioevali e quelli fiamminghi dovuti al forte legame culturale con i fiamminghi insediatisi nell’Isola. Ad introdurlo furono Antonello da Messina, Francesco Laurana e Domenico Gagini, con bottega aperta a Palermo da questi ultimi due. A continuare ed andare oltre la loro opera fu Antonello Gagini, figlio di Domenico ed uno dei più grandi scultori italiani non solo del suo tempo. La Santa Vergine è stato un soggetto preferito della sua vasta produzione artistica e, fagocitatore per la sua bottega di gran parte delle commesse del tempo, riempi di statue mariane Palermo e la Sicilia tutta.

Annunciata, 1475

di ANTONELLO DA MESSINA (1430 - 1479)
Tavola, cm 45 x34,5
Palermo, Galleria Regionale della Sicilia

Stranamente questa tavola, una delle più conosciute del Maestro messinese, solo nel 1904 fu considerata dal Brunelli opera autografa e non copia di quella analoga messinese. Secondo il suo illuminato parere, infatti, l’opera palermitana  ha colore robusto e rigore “tutto antonellesco”. Tranne qualche rara eccezione, tutti gli studiosi ormai concordano sull’originalità e sull’autografia della tavola custodita a Palazzo Abatellis, eseguita intorno al 1475. L’opera si caratterizza per la sua estrema sinteticità, suggerita anche dalla mancanza di sfondo e di un’aureola. Il pittore coglie il momento in cui Maria ha appena ricevuto l’annuncio che le cambierà per sempre la vita e la mano destra protesa esprime il suo turbamento, che non si evince invece dal perfetto ovale del volto emergente dal manto azzurro. Nella composizione, costruita secondo un ideale  asse che parte dalla piega del manto ed arriva fino all’angolo del leggio, il perfetto frontalismo della figura, è deviato dal lieve movimento, suggerito proprio dalla mano destra, costruita secondo una squisita prospettiva, che  si rivela così di fondamentale importanza e di grande espressività. (nota di Franco Brugnò)

La Madonna del Carmelo e otto storie laterali, 1492

di Tommaso De Vigilia (1444 - 1497)
Palermo, Chiesa del Carmine Maggiore

Il dipinto, eseguito nel 1492, posto sull’altare del transetto, ha una storia piuttosto travagliata per le sfortunate vicende subite e specialmente per il drastico restauro eseguito con criteri arbitrari e poco scientifici, che ne hanno modificato l’aspetto originario. Ci può aiutare ad avere un’idea di quest’opera l’analoga tavola, anche se anch’essa rovinata, custodita nella chiesa del Carmine a Corleone, eseguita qualche tempo prima dallo stesso autore. Anche nell’opera corleonese sono inserite lateralmente otto storie legate alla Regola dell’Ordine Carmelitano. La figura della Vergine, posta su una roccia che richiama il monte del Carmelo, occupa quasi tutto lo spazio della parte centrale del dipinto.  Essa volge lo sguardo amorevole verso il basso, in cui sono raffigurati dei profeti  e padri dell’Ordine di dimensioni notevolmente  ridotte. Tommaso De Vigilia, una delle figure più interessanti del Quattrocento palermitano, presenta nelle sue opere una sintesi di varie tendenze culturali che vedono insieme manifestazioni derivanti dalle pitture marchigiana, provenzale e catalana, armoniosamente fuse nel composito ambiente culturale rinascimentale palermitano. (Nota di Franco Brugnò)

Madonna del Rosario e Santi e storie laterali con i Misteri del Rosario, 1540

Di Vincenzo Degli Azani da Pavia (1486-1557)
Tempera su tavola
PALERMO, Chiesa di San Domenico

L’opera si trova collocata nel transetto della principale chiesa domenicana a Palermo. Essa rappresenta la Vergine col Bambino ed i Santi Cristina, Domenico, Vincenzo Ferrer e Ninfa. Nella parte più bassa e in ridotte dimensioni in segno di umiltà sono raffigurati inginocchiati  i coniugi Plaia, committenti dell’opera.  La tavola principale è incorniciata da 15 riquadri con i misteri del Rosario. La tavola fu eseguita nel 1540, prima quindi della battaglia di Lepanto  (1571), che consacrò definitivamente il culto della Madonna del Rosario. Questa pittura, oltre che per il suo valore artistico, si rivela perciò di grande importanza storica, costituendo il primo dipinto che realizza l’iconografia della Madonna del Rosario e che diventerà quindi esemplare anche per gli anni a venire. Nella tavola principale la figura della Vergine col Bambino, circondata da testine di cherubini, si presenta come un’apparizione in una mandorla entro un roseto, evento cui assistono i due santi domenicani e le due sante legate al culto cittadino. In basso, sullo sfondo, una veduta marina; in un piano intermedio il corteo celebrativo della Madonna con schiere di fedeli al seguito del Papa e dell’Imperatore.

L’autore, Vincenzo degli Azani, originario di Pavia ma attivo in Sicilia, fu seguace del Perugino e di Raffaello, che influenzarono non poco la sua produzione artistica. Dopo il sacco di Roma del 1527, tornò definitivamente in Sicilia, dove visse fino alla morte. (Nota di Franco Brugnò)

La "Madre della Chiesa" oggi nota come "Madonna Libera Inferni", 1469

Di Francesco Laurana (1430 - 1502)
Statua di marmo
PALERMO, Cattedrale

"La Madre della Chiesa", pregevole opera di Francesco Laurana. Realizzata nel 1469 per la Chiesa del Monte San Giuliano a Trapani, rimase a Palermo perché i palermitani non vollero privarsi di una statua così bella.
Il nome "libera Inferni" venne dato alla Madonna nel 1576, quando il Pontefice Gregorio XIII concesse a questo altare l'indulgenza per le anime del purgatorio. Le due lesene marmoree ai lati dell'altare, provengono dall'antica tribuna del Gagini.

Madonna della Scala, 1503

Di Antonello Gagini (1478 - 1536)
Statua di marmo
PALERMO, Cattedrale

Il soggetto della Madonna della Scala fu un tema molto caro ad Antonello giovane. Molte chiese del messinese, territorio dove operò prevalentemente agli inizi della sua attività ne custodiscono esemplari. La statua, oggi custodita nella cappella della prima sacrestia della Cattedrale di Palermo, ora adibita ad una delle sale del tesoro, gli fu commissionata dall'Arcivescovo Paternò quale saggio a dimostrazione della sua abilità prima di affidargli la realizzazione della tribuna marmorea a decorare l'abside centrale della Cattedrale.

Il culto della Madonna della Scala, originato nel XV secolo dal ritrovamento di un affresco in una rupe a Massafra in Provincia di Taranto celebra il ruolo di Maria, mistica scala attraverso la quale il Verbo discese dal cielo e attraverso cui noi possiamo ritornare a Dio

La "Madonna degli Angeli" o "Assunta", 1539 (?)

Di Antonino Gagini (1505 - 1574)
Statua di marmo
PALERMO, Cattedrale

E' una delle opere che componeva il grande retabo, noto come la "tribuna di Antonello Gagini",  posto a decorare l'abside centrale della Cattedrale di Palermo, realizzata da Antonino Gagini, figlio di Antonello, dopo la morte del padre.

La statua dell'Assunta, a cui è dedicata la Cattedrale, nella composizione della tribuna era posta nella nicchia sotto la statua del  Risorto.

Gli Angeli che traggono Maria in cielo sono una realizzazione del XVII sec.

La  statua oggi, dopo lo smembramento della tribuna del Gagini a seguito dei lavori del grande restauro della Cattedrale (1781 -1801), è collocata sopra l'altare della seconda cappella della navata settentrionale del Duomo Palermitano.