Itinerari Mariani – rappresentazioni artistiche fino al XIV secolo

Gli arabi distrussero e trasformarono in moschee, quando conquistarono Palermo e la Sicilia, le chiese e con loro tutte le raffigurazioni sacre. La produzione di immagini della Madre di Dio, recuperando quello che era il posto e la funzione assegnatale da Dio nel piano di salvezza, riprese con la conquista Normanna della Sicilia nel XII secolo. Le Immagini del XIII e gran parte del XIV secolo a noi pervenute si rifanno tutte alla iconografia bizantina secondo una sensibilità ed espressione artistica rimasta viva in una terra di rito bizantino fina dalla conquista dell'isola nel 535 da parte di Bisanzio.

Madonna Orante

ANONIMO del XII Secolo
Mosaico
Palermo, Museo Diocesano

L’opera, di pregevole fattura, è un mosaico che rappresenta la Vergine a mezzo busto, in atteggiamento di preghiera, secondo le modalità della cultura bizantina, cioè con le mani protese, rivolte a sinistra.
La Madonna, avvolta da un drappo di colore azzurro, è chiara espressione di quella alta cultura affermatasi in Sicilia nel secolo XII grazie alla politica dei re normanni, che seppero fondere la civiltà di Bisanzio con quella tipicamente occidentale.
Si ignora se questo mosaico sia stato tratto da un’opera di più grande formato o sia stato concepito in ridotte dimensioni come opera devozionale per un culto privato. (nota di Franco Brugnò)

Pace di San Luca

Anonimo del XIV secolo
Argento e argento dorato sbalzato e cesellato del XII secolo,
dipinto, tempera su tavola cm. 16 x 12 del XIV secolo

Una leggendaria storia ha accompagnato nel corso dei secoli questa pace custodita nella camera del tesoro del duomo palermitano. Troviamo nell’Amato (cfr. G. M. Amato, De principe templo…, 1728, p. CXCII) questo affascinante racconto del Caietano: "nell’anno della redenzione 1219 quando incombeva su Alessandria la devastazione ad opera dei barbari Maomettani, c’era in quella città nella chiesa di S.Giovanni Battista una piccola icona della Santissima Deipara che S. Luca, insistentemente esortato dalla Vergine Tecla discepola del grande Apostolo Paolo, aveva dipinto con mirabile sentimento di devozione e in quel luogo era venerata insieme ad altre reliquie di santi; non lontano da questo luogo viveva in quel tempo il carmelitano S. Angelo in un eremo dell’Oriente dove trascorreva i giorni nelle preghiere e nei tormenti del corpo¸ gli apparve allora Cristo nostro Signore, seguito da uno stuolo di angeli, il quale, avendo cura della gloria di sua madre gli ordinò di recarsi in Sicilia per predicare là il suo vangelo e per ricevere la sua corona del martirio che era preparata per lui, in quell’isola; poi gli ordinò di consegnare al pontefice di Roma le sacre reliquie insieme all’icona della santissima genitrice che Atanasio, patriarca basiliano di Alessandria aveva portato; il carmelitano S.Angelo… lasciò l’eremo e si recò ad Alessandria da Atanasio, …. a questi apparve Giovanni Battista, che gli ordinò di consegnare a S. Angelo l’icona della Beata Vergine Maria, e altre reliquie …. affinché li trasportasse in Italia prima che il furore dei barbari devastasse Alessandria; Atanasio ubbidì … gli consegnò le sacre reliquie e S. Angelo le prese e si recò a Roma dal Sommo Pontefice Onorio III .…, si trovava per caso in quella città il vescovo palermitano Federico Chiaramonte, fratello del Patriarca S. Atanasio… dal Pontefice ottenne la sacra icona della Vergine Maria e la consegnò allo stesso Angelo che partiva per Palermo affinché la portasse in questa città, dove era custodita con grande venerazione insieme a tutte le cose più preziose che la Chiesa palermitana possiede, e viene portata in pubblico nelle solenni processioni; in seguito fu confermato da molti testimoni e dalle prove ciò che abbiamo detto e fu deposto in atti pubblici dall’Illustrissimo Don Didaco Edo, Arcivescovo di Palermo nell’anno 1597".

Questa Vergine attribuita alle mani di S. Luca, è posta di tre quarti con le braccia protese verso sinistra nell’atto dell’intercedere, secondo la tipologia dell’ Haghiosoritissa. L’opera è chiaramente costituita da elementi non omogenei; quelli
originari sono la pittura trecentesca e la lamina d’argento finemente sbalzato con motivo decorativo a mandorla, che la contorna; gli elementi aggiunti sono l’aureola a due ordini di raggi d’oro e rosso, la piccola collana di smalti e perle, la struttura
d’argento nel quale l’icona venne inserita per trasformarla in pace. La tipologia dell’aureola, molto rara, risale alla metà del XV secolo, gli smalti della collana sembrano veneziani cinquecenteschi. L’edicola argentea crea davanti l’immagine, un tempietto con paraste decorate, con frontone e fregio sui quali sono raffigurate, il velo della Veronica, due testine di angioletti e il busto del Creatore. (nota di Lidia Calamia)

La trasformazione in pace del manufatto in "pace" è opera secondo M.C. Di Natale di un argentiere siciliano della fine del XVI
secolo, "che trasse ispirazione da modelli gaginiani", raffrontabili a quelli delle paci della fine del XVI, inizio del XVII secolo di scuola gaginiana dello stesso tesoro e alla serie perduta della Cappella Palatina di Palermo (cfr. M. C. Di Natale, Le suppellettili
liturgiche…, 1998, pp. 19-20).

G. B. La Rosa,1597; G. M. Fornari,1690; A. Mongitore, ms. del XVIII secolo, presso la BCP, QqE3, Cap. 61, c. 581r; J.
M. Amato 1728; E. B. Garrison, 1949; L. Pottino, 1960; A. Daneu, 1960; V. Auria, 1967; M. Andaloro, 1970; M. C. Di Natale, 2001.

MADONNA COL BAMBINO IN TRONO, SAN FRANCESCO D’ASSISI E UN DEVOTO

Anonimo del XIV secolo
Dipinto su Tavola
ALTAVILLA MILICIA, Santuario Madonna della Milicia

L’iconografia della sacra tavola, posta sull’altare maggiore del santuario della Milicia, riflette lo schema tipico della Madonna assisa in trono, sull’esempio delle “Maestà” della pittura bizantina. Qui però la Vergine, che non occupa la parte centrale dell’opera, non è resa frontalmente, come avveniva nella ieratica arte orientale, ma è disposta leggermente di tre quarti, rivelando così una certa occidentalizzazione dei canoni artistici. Il trono della Madonna è collocato nella parte destra ed a fianco compare l’immagine di San Francesco d’Assisi, rappresentata eretta e perfettamente inserita nel contesto della sacra conversazione. Il Santo presenta a Maria un devoto, che accenna ad una genuflessione e tiene le mani giunte in segno di supplica.

Il dipinto, oggetto di grande venerazione popolare anche per la sua provenienza prodigiosa e comunque misteriosa, nel 1990, in seguito ad un radicale restauro di ripristino, è stato riportato alla sua originaria compostezza, lasciando trasparire la sua appartenenza alla cultura giottesca e rivelandosi come opera di un pittore toscano sensibile alle tematiche del grande pittore innovatore dell’arte occidentale. (nota di Franco Brugnò)